"Febbre da Cavallo"
E'
lo stendardo cinematografico della romanosità di borgata, spensierata e
furibonda, chiassosa e variopinta.
Romanosità e romanesimo che colano dappertutto, da ogni
personaggio e da ogni inquadratura.
Dunque, passiamola in rassegna siffatta tinta ciurma.
C'è Gigi Proietti - grande e travolgente, immerso
anima, corpo e vestiario nella sagra del colorito romanesco - che fa
MANDRAKE dal sorriso "maggico", aspirante attore di successo.
Poi c'è Enrico Montesano - come al solito impunito e
pronto di spirito...anche lui dalla spigliata attitudine al folklore romano -
che fa Armando Pellicci dai capelli lisciati detto "ER POMATA".
Due balordi fannulloni con la febbre per le corse dei cavalli.
Con loro il posteggiatore FELICE dalla faccia triste di
Francesco De Rosa che è un attore molto bravo e che spesso, ingiustamente, ci
si dimentica di citare.
C'è anche l'avvocato DE MARCHIS Mario Carotenuto - altro illustre emblema della
romanità caciarona - con il suo perdentissimo cavallo "SOLDATINO".
"DARTAGNAN" e "KING" sono altri nomi da cavalli altrettanto
perdenti ("'sti broccacci").
E poi ci sono gli sfottò al macellaio MANZOTIN, e i raggiri, e i debiti, e i
viaggi sul treno senza biglietto ad eludere un controllore che "PARE
SANDOKAN", e il complesso di MANDRAKE, e le liti con le mogli, e le
tante battute e battutacce la cui più famosa è "A Pomà, c'hai 'na faccia!" "Sì, perché se ce n'avevo due
già stavo all'università...sotto spirito!", e le tante
situazioni e situzionacce la cui più sublime è quella che vede MANDRAKE
aspirante attore dal "sorriso maggico" alle prese con la
battuta "UN WHISKY MASCHIO SENZA RISCHIO", e i consigli e
consigliacci il cui peggiore è quello con cui ER POMATA convince MANDRAKE
di non giocare la tris di cavalli broccacci commissionatagli dalla moglie (la
sempre splendida Catherine Spaak)...e così MANDRAKE perde venti
milioni..."A MANDRAKE NON ME PORTERAI MICA RANCORE?" dice ER
POMATA...
E la gustosa regia di Steno, volutamente votata alla facile comicità e
incurante di qualche caduta di gusto...
Il film alla sua prima uscita, nel 1976, non sollevò grandi entusiasmi né di
critica né di botteghino. Ma anno per anno, affezionato su affezionato, cultore
su cultore, di buona lena, con calma e a buon diritto, discretamente, quasi
pudicamente, questo piccolo ma acceso capolavoro del trucido
romanesco si è ammantato dell'elegante marchiatura di Film STRACULT...anzi,
quasi Film COLTO... da citare e da narrare, testimonianza di una popolaresca
romanità di borgata che forse - almeno cinematograficamente - si è estinta....
Se definitivamente o no, ce lo diranno prestissimo i fratelli Vanzina,
figli di quel Vanzina chiamato Steno.
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